EDUCAZIONE |
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Anche prima che l'amministrazione avesse provveduto alla nomina delle visitatrici,
sotto la cui dipendenza dovevano stare le Suore preposte all'educazione ed istruzione
delle ricoverate, a tale scopo offrivano la loro opera alcune pie e generose signore, e
tra queste meritano speciale menzione la Nobile Donna Maria Anna Musio nata Carta
Depani e Donna Grazia Salazar, le quali non curando le fatiche e i disaggi che loro
procurava la missione impostasi, passavano buona parte delle giornate in mezzo alle
ragazze, prodigando loro le più amorevoli attenzioni. Alle amorevoli ed affettuose cure
delle Maestre, o la carica di Cappellano l'uno, e di Direttore spirituale l'altro, è
dovuto, se fin dai primi mesi i ricoverati profittarono abbastanza dell'educazione loro
impartita; profitto che riconosciuto e constatato dall'Arcivescovo, lo ritenne sufficiente
per ammetterli a fare la prima comunione, e ricevere la Cresima: e presi quindi gli
accordi col Vicerè fu stabilita apposita festa da celebrarsi nella vicina Chiesa di San
Mauro, quale ebbe luogo senza pomposo sfarzo, ma con quella semplicità che si
addice alla gioia del povero, che invita al raccoglimento e riempie di santa pietà i cuori
ben fatti.
Questa riuscì oltremodo inponente e comovente sia per la compostezza colla quale i
ricoverati si presentarono alla sacra Messa, sia per l'intervento delle autorità e di
buona parte della cittadinanza, che restò pienamente soddisfatta di questo primo
risultato. Tale soddisfazione aumentò pure, quando i ricoverati, rientrati nei locali dello
Stabilimento, accompagnati da quanti presero parte alla festa, e dal Vicerè, questi,
rivolgendosi agli astanti, annunziò loro che un benefattore avea deciso di acquistare a
proprie spese i locali ove provvisoriamente furono accolti i ricoverati, donarli al nuovo
istituto per farne la stabile dimora dei poverelli; come pure che S.M. avea concesso
allo stesso istituto il diritto di fare una lotteria per aumentare le sue risorse, indirizzando
perciò calda preghiera alle Signore, perchè volessero offrire dei premi a questo fine.
Però i buoni risultati ottenuti nei primi mesi non continuarono, anzi venne seriamente
compromessa la stessa esistenza dell'istituto a causa delle due Suore mandate dalla
casa di Vercelli, le quali in disaccordo fra loro, e punto ossequienti agli ordini
dell'amministrazione, infiltrarono nell'animo delle ricoverate i germi della discordia,
quali divennero perciò ingovernabili. L'amministrazione quindi, per salvare l'istituto,
deliberò il pronto congedo delle due Suore, ed approvato dal Vicerè tale
deliberamento, vennero le medesime rimandate a Vercelli quasi prima dell'anno del
loro arrivo. Richiamate intanto le maestre locali, ed affidato a queste il governo delle
ricoverate, fu ben presto ristabilito l'ordine e la disciplina, e si arrivò con risultati
lusinghieri fino al 1860. In quest'anno, edotta l'amministrazione dei lodevoli servizii che
le figlie della Carità, dipendenti dalla Casa di Torino, prestavano nell'Ospedale Civile
di Cagliari, volendo migliorare il sistema educativo dei ricoverati e dare maggiore
sviluppo ai lavori, specialmente femminili, ottenne tre di queste Suore, cioè la Suor
Teresa Tonso da Torino, Suor Giuseppina Mazziati da Gallerate e la Suor Maria
Calcagno da Savona, superiora la prima ed assistenti le ultime, alle quali nel 1 Gennaio
1861 affidò la direzione del Ricovero. Sotto la direzione di queste e altre suore
arrivate in seguito, furono migliorate non poco le condizioni interne dello Stabilimento,
migliorata l'istruzione morale, religiosa e civile, e migliorato pure l'insegnamento dei
lavori, specialmente di cucito e ricamo. Di quest'ultimo miglioramento v'era proprio da
compiacersi poichè i lavori donneschi costituirono un cespite ragguardevole di entrata
per l'istituto, ed il mezzo migliore per le ricoverate di guadagnarsi il pane, dopo uscite
dal Ricovero. La prima commissione cui fu affidata l'amministrazione del pio istituto,
presieduta dal Canonico Giovanni Vargiu, fin dal primo istante che fu insediata, rivolse
le sue mire ad ottenere il consolidamento dell'Istituto. Il pio e facoltoso presidente,
ritenendo indispensabile per ottenere questo scopo, che il fabbricato del Ricovero
fosse di proprietà dell'Istituto stesso, si propose di acquistarlo con danari propri e
donarlo quindi al Ricovero. Riuscite infruttuose le pratiche iniziate col proprietario del
locale tenuto in affitto dall'istituto, e trovatone in quei pressi un'altro con alcuni piccoli
fabbricati adiacenti e un'estensione di circa cinque ettari di terreno coltivabile.