Informatica generale: riflessioni di un cultore di cose umanistiche
Introduzione
Come nei diversi momenti dell' esistenza, così in tutti i settori di attività prima o poi accade che si senta il bisogno di una sosta che porti a riflettere sulle forme e sui contenuti con i quali sia possibile coesistere, quando si vive un momento di mutamento; quando si percepisce il nuovo ma questo è ancora indefinito, più suggestivo che compreso nelle sue articolazioni, perché ancora non si è imparato e i modelli si rappresentano e si comunicano secondo le regole e i simboli del già conosciuto, della memoria piuttosto che della intelligenza.
Questo è vero soprattutto oggi in cui l' operatività umana nelle varie attività di servizio e di ricerca può avvalersi di metodologie fortemente innovative.
È opportuno quindi che chiunque, che sia consapevole del cambiamento in atto, valuti il proprio "stato dell' arte", perché la velocità con la quale avviene la rottura con il passato è tale che si rende necessario prendere fiato, in quanto la corsa assume più le caratteristiche dell' incremento di entropia ( S = k* Ln P )[Questa equazione porta il nome di Ludwig Boltzmann (1844 - 1906) perché a lui si devono importanti studi sulla termodinamica] che non un esercizio atletico.
Quanto segue non vuole essere soltanto il tentativo di chiarire i contorni di una realtà oltremodo pervasiva e incisiva, soprattutto su aspetti meno immediatamente apprezzabili perché legati alle strutture conoscitive e sociali di ciascuno, ma è anche una riflessione tendente a rappresentare una corta messa a fuoco di situazioni problematiche, la cui organizzazione e il cui chiarimento si sono fatti ormai indilazionabili e richiedono un momento di attenzione, per tentare di definire classi e categorie, relazioni e significati.
Questa è un' esigenza che nasce dalle cose, dalla quotidianità nella quale si svolge il lavoro, soprattutto quello di ricerca che impone una continua riflessione di carattere metodologico e quindi linguistico sul modo di rappresentare la qualità e la quantità della propria conoscenza.
Normalmente quando si agisce sulla propria attività produttiva si pone maggiore attenzione ai modi e ai tempi con i quali scandirne il progresso: l' azione del riflettere è più indirizzata a disegnarne gli steccati, a definire il dominio del proprio impegno che non a capire, che non a cogliere le norme e le regole con le quali e per le quali ciascuno di noi è in grado di stabilire relazioni e vincoli tra le cose.
Numeri, dati, strutture, oggetti, ovvero gli elementi della realtà che si intende conoscere, sono entità prive in sè di valore: solo nell' attività cognitiva assumono specificità e acquistano diritto reale, perché si pongono entro il processo di astrazione che dal segno porta al significante e al significato (A. M. Turing, Intelligenza meccanica, Torino, Bollati Boringhieri, 1994; R. Cummins, Significato e rappresentazione mentale, Bologna, Il Mulino, 1993), in un contesto markoviano di nessi stocastici tra concetti che si creano, spingendo alla generalizzazione laddove è fondamentale la casualità e la soggettività delle relazioni stabilite tra essi, anche in assenza della consapevolezza cognitiva del processo di formazione e di acquisizione degli stessi (catene di Markov, appunto). Siamo naturalmente spinti a capire il problema di cui in quel momento ci occupiamo, trascurando però il senso di quel "capire".


In tal modo sfugge il fatto che la soluzione, e quindi il chiarimento, è in realtà il percorso attraverso il quale il pensiero di ciascuno si svolge, avviandosi dai punti più reconditi della fase iniziale ( intuizione) di ogni attività mentale che in questo modo precisa i termini, dà significato ai codici e quindi ai simboli del modello che lentamente prende forma.
Questa è la fase attraverso la quale si attiva la trasmissione coerente e si concretizza la decodifica e la rappresentazione dell' idea, che materializza il passaggio dall' indeterminatezza frattale ( B. Mandelbrot, Gli oggetti frattali, Torino, Einaudi, 1987; H. O. Peitgen - P. H. Richter, La bellezza dei frattali, Torino, Bollati Boringhieri, 1987; A. Bellacicco, La rappresentazione frattale degli eventi, Caos, caso, ordine, Roma, NIS, 1990; cfr. anche J. Horgan, Morte della dimostrazione, Le Scienze, n.304, pagg.86 e sgg. Il riferimento è ai sistemi non lineari in senso lato e non precisamente al procedimento di Mandelbrot ) e sfumata (fuzzy) dell' intuizione alla chiarezza del pensiero razionale che assume linearità e offre le opportunità perché le categorie su cui si fonda possano costituire i fondamenti del razionalismo critico.(K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica, il Saggiatore, Milano, 1994; B. Kosko, Il fuzzy-pensiero, Milano, Baldini & Castoldi, 1995).
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